KINGDOM HEARTS: QUANDO UN TITOLO SUPERA LE BARRIERE DEL TEMPO
È possibile che un titolo, appartenente a qualsiasi media,
resti immutato e ci trasmetta le stesse sensazioni nonostante il trascorrere
del tempo?
È proprio ciò che potrebbe capitare quando ci approcciamo alla saga di Kingdom Hearts, in particolare al primo ed indimenticabile capitolo della serie, uscito nel lontano 2002 per PS2.
Il viaggio che Sora e compagni compiono alla ricerca di una
soluzione per sconfiggere i temibili Heartless e ritrovare gli amici perduti è
una di quelle esperienze che, almeno personalmente, fa tornare indietro nel
tempo e ogni volta che mi accingo a rigiocare questo titolo è come se tornassi
bambino, all’epoca della prima avventura che ho compiuto in compagnia di Sora,
Paperino e Pippo.
Per quanto sia molto forte il cosiddetto “Effetto
Nostalgia”, è innegabile che il mondo creato dalla fantasia di Testuya Nomura
si presti molto bene a restare immutato nonostante lo scorrere del tempo: l’aver
combinato la magia dei mondi Disney con la fantasia e la personalità dei
protagonisti dei vari Final Fantasy fa si che il mondo di Kingdom Hearts, oltre
ad essere interessante e variegato, sia in un certo senso cristallizzato nel
tempo (come appunto succede ai titoli appartenenti ai due franchise nominati) e
la cosa, secondo me, più interessante è che questa sensazione colpisce non solo
l’ambientazione ma anche il gameplay e addirittura la grafica.
Ciò che, più di tutto, rende Kingdom Hearts un titolo immune
allo scorrere del tempo è sicuramente la struttura della storia e i temi che
vengono trattati: l’epopea di Sora è, infatti, il classico viaggio dell’eroe,
che migliora grazie alle esperienze compiute e, una volta arrivati alla fine,
guardando da dove si è partiti, si riesce a provare un senso di soddisfazione e
nostalgia, ben consapevoli che il viaggio ha cambiato per sempre sia Sora, che
il videogiocatore stesso; tutto questo in una cornice di messaggi positivi e
profondi (anche se a prima vista ci potrebbero sembrare quasi banali): il
dualismo tra luci e ombre, l’importanza dell’amicizia, la lealtà, l’amore…
tutti messaggi che arriveranno al cuore del giocatore e che sicuramente non lo
lasceranno indifferente.
Da segnalare anche l’indimenticabile colonna sonora, con
temi che sono rimasti iconici nel mondo dei videogiochi (una su tutte
l’incredibile ost "Destati", famosissima e ascoltata ancora oggi).
Kingdom Hearts è un titolo, come abbiamo visto, molto
particolare, capace, nonostante i temi apparentemente fanciulleschi e lo
scorrere del tempo, di divertire ed emozionare grandi e piccoli come in quel
lontano 2002:
Una fiaba moderna che non lascerà indifferenti coloro che
vorranno provare questo cult del mondo dei videogiochi.
Eccoci ora al momento più atteso, quello sulle curiosità
riguardo al titolo:
- La famosa canzone “Destati” è presente solo
all’inizio e alla fine del gioco e simboleggia il lato oscuro del titolo.
- La frase iniziale e l’intro sono stati
concepiti per dare al videogiocatore lo stesso scoramento di Sora, confuso
sulla natura reale o immaginaria del prologo.
- Pippo e Paperino dovevano spiegare il funzionamento della magia tramite una canzone, poi si pensò (per fortuna!) di cambiare.
Ringrazio tutti coloro che hanno occupato una piccola parte
del loro tempo per la lettura, do appuntamento ai prossimi articoli e
Se non dovessimo rivederci,
Buon pomeriggio, Buona sera e Buonanotte!
Un gioco che ha segnato anche la mia infanzia, ancora penso alle lunghissime giornate passate a costruire le Gummiship. Ottimo Articolo Raffexpo!
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