GOD OF WAR: LA DIFFICOLTA’ DI ESSERE GENITORI

 

Nel mondo di oggi, in un’epoca sempre più veloce e frenetica, una delle situazioni più difficili da gestire è sicuramente il rapporto con i propri figli: quante volte, infatti, da entrambe le parti, si va incontro a fraintendimenti e difficoltà nell’entrare nel mondo dell’altro e capirsi?

Questa tematica, molto attuale e sempre affascinante da affrontare, viene trattata in uno dei videogiochi più importanti ed entusiasmanti della scorsa generazione di console: God of war del 2018.

Il titolo è una sorta di nuovo inizio della saga, che ha come protagonista Kratos, temibile guerriero spartano che, per una serie di terribili situazioni, decide di vendicarsi e dichiarare guerra a tutti gli Dei presenti sul monte Olimpo, riuscendo nel suo intento alla fine del terzo titolo della saga (arriverà un’analisi della serie? Vedremo in futuro).

In questo inizio, in controtendenza con le avventure precedenti, vedremo un Kratos molto diverso dalle versioni precedenti (dove appariva fiero e pronto alla battaglia, in un contesto mitologico greco): visibilmente invecchiato, barba folta e aria triste e malinconica; il motivo di questa situazione ci verrà palesato fin dalle prime battute dell’avventura, ambientata, stavolta, nell’affascinante mondo della mitologia norrena: la donna con cui si era legato in questa sua nuova fase della vita, di nome Faye, è da poco venuta a mancare, lasciando un vuoto incolmabile nella sua vita. Dalla capanna di legno dove vive il nostro fantasma di Sparta, sbuca anche un ospite inatteso: un ragazzino, di nome Atreus, che ci viene presentato come il figlio della donna e di Kratos. Il rapporto tra i due personaggi, da queste prime battute, non sembra idilliaco: lunghi silenzi e rimproveri costanti da parte di Kratos, che generano evidente frustrazione in Atreus, la fanno da padrone. In questo contesto inatteso, sia per i personaggi che per il giocatore stesso, viene delineato lo scopo del viaggio: onorare l’ultimo desiderio di Faye, disperdendo le sue ceneri dal monte più alto dei nove regni Norreni.

Per riuscire nell’impresa, Kratos ed Atreus dovranno attraversare l’affascinante mondo della mitologia Norrena, compiendo un epico viaggio che cambierà per sempre le loro vite e il loro rapporto!

In questi ultimi anni, si sono spese tantissime parole e tanti sono stati gli elogi al capolavoro di Santa Monica Studios (che nella mia modesta opinione rappresenta una delle vette più alte toccate dalla scorsa generazione di console), quindi cosa potrei aggiungere, a distanza di tanti anni, rispetto a tutto ciò che è stato già detto?

Tralasciando i grandi meriti di quest’ultimo sia sul lato tecnico, sia sul lato del gameplay, uno dei punti centrali del titolo è il rapporto padre/figlio tra Kratos ed Atreus e il suo sviluppo nel corso dell’avventura: all’inizio vediamo, come abbiamo detto, un rapporto freddo e distaccato tra i due, con Kratos che non riesce ad entrare in contatto con il figlio e si mostra come un genitore anaffettivo (all’apparenza), duro e concreto, portando Atreus quasi ad odiarlo (vi ricorda per caso un metodo educativo utilizzato ancora oggi?). Avventura dopo avventura, il viaggio di formazione compiuto dai due personaggi porterà un’evoluzione nel loro rapporto, sta a voi scoprire se positiva o negativa!

Uno dei più grandi pregi di God Of War è quello di proporci una storia dalla grande delicatezza, che va a toccare uno dei temi più importanti (e spesso sottovalutati) della nostra vita: il rapporto genitore/figlio:

Vedere Kratos, un personaggio comunque sanguinario e “terribile”, che ricordiamo era già stato padre nel primo capitolo della serie (con risvolti, purtroppo, piuttosto tragici) alle prese con l’accudire e guidare un figlio è sicuramente una delle sfide più importanti e difficili che il Fantasma di Sparta abbia mai affrontato, con il dissidio interiore di voler essere un genitore “normale” ma con il peso del passato e delle azioni compiute a tormentarlo.

Il tema genitore/figlio, soprattutto al giorno d’oggi, è davvero molto attuale, soprattutto considerando gli studi sull’attaccamento e sulla psiche dei bambini, e il rapporto tra Kratos ed Atreus è la prova che, anche se siamo diversi ( sia sul piano dell’età, dell’educazione avuta e della cultura pregressa), vale sempre la pena cambiare per cercare di guidare un figlio nei primi passi che mette in questo mondo difficile e pieno di prove all’orizzonte, con l’obiettivo di fornirgli il maggior numero di strumenti possibili per affrontare le grandi sfide che lo attenderanno.

Per chiunque ancora non l’avesse fatto, vi invito a provare la nuova avventura di Kratos, vi troverete di fronte una storia delicata e coinvolgente, il ritorno in grande stile di una delle icone più importanti di Playstation!

Eccoci ora al momento più atteso, quello sulle curiosità riguardo al titolo:

- nella scena iniziale del titolo, quando Kratos si appresta a tagliare l’albero, si ritrova una citazione al film “Commando” del 1985, con protagonista Arnold Schwarzenegger (che compie la medesima azione nel film).

- il personaggio di Kratos è un’icona così potente nell’universo dei videogiochi da essere stata inserita come cameo in vari altri videogiochi, come ad esempio i Simpson e Mortal Kombat.

- nel titolo è presente un’importane citazione al mondo Marvel e degli Avengers, riuscirete ad inviduarlo?

Ringrazio tutti coloro che hanno occupato una piccola parte del loro tempo per la lettura, do appuntamento ai prossimi articoli e

Se non dovessimo rivederci,

Buon pomeriggio, Buona sera e Buonanotte!

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